Ellion dei due Mondi, - Ispirata alle Cronache di Narnia -

« Older   Newer »
  Share  
~ Sele
view post Posted on 28/8/2010, 17:36




Non è un granché lo so ma diciamo che l'ho messa per riempire il forum XD




~ Introduzione ~

Ma dove ero finita? Proprio non lo sapevo.
Sapevo solo che ero andata a trovare mio zio, vecchio e forse anche un pò pazzo scienziato. Poi, ricordo che ero entrata in una stanza, completamente deserta, se non fosse stato per un grande armadio ed una vetrina piena di bicchieri.
Quel grande armadio, imponente mi incuriosiva, ma allo stesso tempo mi terrorizzava. Chissà cosa c'era nascosto lì dentro.. Dovevo scoprirlo, ovviamente e mi sarei cacciata nei guai, e a considerare dove mi trovavo direi che mi ero cacciata in un guaio bello grosso.
Nell'armadio c'erano solo pesanti giacconi, perlopiù pellicce, ma in fondo.. Non c'era il legno.. Quando ero inciampata infatti, mi ero ritrovata faccia a faccia con un vermetto.
Ovviamente avevo urlato, gli insetti mi impressionano da sempre. Poi, quando avevo arricciato il naso e mi ero decisa a guardare dove diavolo fossi finita, ecco 4 ragazzi: due ragazzi e due ragazze a cavallo.
Non avevo nemmeno avuto il tempo di dire qualcosa che il più grande (pensai che fosse il più grande dato che sembrava essere colui che guidava gli altri) mi aveva messo a cavallo e portato in un castello (o forse era una fortezza?) enorme, con delle vetrate al posto del soffitto, e con un lungo corridoio ornato di fiori e accompagnato da un lungo tappeto rosso. Alla fine di questo tappeto rosso c'erano 4 troni, e i ragazzi si sedettero su quei troni, lasciandomi finalmente libera.
I due più grandi stavano nei troni al centro, mentre quelli più giovani negli altri due, erano alternati: maschio femmina-maschio femmina.
Mi guardai intorno, meravigliata, e quasi non mi presi un colpo quando vidi un enorme centauro passarmi accanto. Anche se aveva un dolce sorriso sulle labbra, i miei occhi erano attraversati dal terrore.
Deglutii e mi avvicinai ai quattro.. Re? Forse.
Ma dove sono finita? Chiesi. La mia voce non uscì come volevo, ma fu una specie di verso, molto strano. Mi schiarii la gola, per ripetere la mia domanda, ma il ragazzo alto e biondo, quello che stava al centro si alzo, intrecciò le mani dietro la schiena e cominciò a camminarmi intorno, e poi, finalmente parlò.
Benvenuta a Narnia, ragazza, io sono re Peter, e loro sono la regina Lucy, il re Edmund e la regina Susan. Me li indicò uno per uno, mentre loro per tutta risposta annuivano.
Forse è solo un sogno pensai sorridendo. Molto piacere dissi facendo un rapido inchino. Non avevo intenzione di elogiarlo con "maestà" o "vostra altezza".
Guardai il ragazzo, che continuò a parlare, sempre camminandomi intorno. Immagino tu sia arrivata a Narnia per conto dell'armadio, non abbiamo mai trovato altri mezzi per arrivare qui, e probabilmente l'armadio è lo stesso passaggio che abbiamo usato noi.. Fece una pausa, e si fermò a guardarmi dritto negli occhi. Racconta. Disse infine.
Mi guardai intorno: ok, forse non era un sogno, ma tanto valeva raccontare dato che Peter aveva parlato di un armadio, e magari era lo stesso armadio che avevo usato io. Presi un gran respiro, e cominciai a parlare, spiegando tutto. Del fatto che ero a casa di mio zio, scienziato vecchio e strampalato, di quando avevo trovato quello strano armadio pieno di giacche e pellicce, ed infine, di come mi ero trovata faccia a faccia con il bruco. Il resto lo sapete già. Dissi guardando Susan, che mi aveva fissato stupita e arrabbiata allo stesso tempo. Guardai poi Peter, che sembrava pensieroso. Aggrottai le sopracciglia, guardandolo. Poi, dopo un momento interminabile, mi guardò sorridendo. E' il nostro stesso passaggio. Disse guardando gli altri. Spero tu voglia fermarti con noi per qualche tempo, potrai alloggiare nella camera di Lucy e di Susan. Annuii, e mi avviai con le altre due ragazze verso la loro camera. Mi serviva una cartina del palazzo, o altrimenti mi sarei persa. Mentre camminavamo, mi spiegarono di come erano arrivati, del fatto che erano fratelli e che ora erano diventati re di Narnia. Mi spiegarono del popolo di Narnia, della grande minaccia di una certa "Strega Bianca" che aveva fatto ritorno.. E per ultimo, cosa alquanto imbarazzante, mi dissero che secondo loro Peter si era preso una cotta per me. La mia reazione fu spontanea, arrossii, diventando un peperone camminante, mentre loro ridevano a crepapelle.


~ Capitolo 1

Peter era veramente bello, con i capelli biondi, e gli occhi castani, molto intensi. Il fisico, non troppo muscoloso dimostrava che era molto agile, e forse anche molto abile con la spada: sorrisi, sarebbe stato bello scoprire se era vero.
Una volta arrivate nelle loro stanze, mi indicarono un letto, dei tre messi vicini. Sorrisi e ringraziai, poi riflettei guardando i loro vestiti e poi i miei. Non sono adatti per stare qui. Dissi indicando i miei jeans e i loro vestiti lunghi e lavorati. Immediatamente mi presero per mano, una a destra e una a sinistra, aprendo un enorme armadio pieno zeppo di vestiti. Susan, la maggiore, optò per un vestito azzurrino, mentre Lucy, trovo un vestito bianco meraviglioso. Rimasi a bocca aperta. Questo dissero insieme. Sorrisi, accarezzando il vestito. Non posso metterlo ragazze, davvero. Non potevo certo rovinarlo, imbranata com'ero. Susu, mettilo. Come ordinato, andai in bagno, mettendomi il vestito e uscì in stanza. Rimaserò tutte e due a bocca aperta, e ci credevo: il vestito mi stava d'incanto.
Optarono anche per sistemarmi i capelli e truccarmi, spiegandomi che stasera c'era un ballo, e che sarebbe venuto anche un certo Caspian, fidanzato di Susan. Sorrisi, poi chiesi. Dite che Peter cadrà ai miei piedi? Scoppiammo a ridere tutte e tre, mentre finivano di sistemarmi. Una volta che fui pronta, ci avviamo giù per le scale a chiocciola, dirette al salone del castello dove si teneva il ballo. Arrivata in fondo, incrociai lo sguardo di Peter, e non lo lasciai fino a quando non mi ritrovai faccia a faccia con lui. Sei bellissima sussurrò. Risposi anch'io con un grazie in sussurro, mentre Susan mi presentava Caspian, un bel giovane si, ma senza dubbio per me era meglio Peter.
Dopo esserci presentati, Peter mi invitò a ballare. Non so quanto ballammo, ma non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, erano meravigliosi. Poi, mi invitò a fare una passeggiata, e ci fermammo sotto un gazebo, ornato di fiori meravigliosi. Ci sedemmo sulla panchina, parlando un pò. Era evidente l'attrazzione che c'era tra noi, e in un momento di pausa dalle parole, mi prese il viso tra le mani, mi guardò e poggiò le sue labbra sulle mie. Quel timido contatto, si trasformò poi in un dolce bacio, seguito da molti altri.
Dopo esserci concessi quei momenti di estrema dolcezza, tornammo a palazzo, dove la maggior parte delle persone se n'era andata, mentre gli altri mettevano apposto. Lasciai la mano di Peter per andare ad aiutare anch'io, ma dopo qualche passo tornai indietro per baciarlo. Sorrisi, e dopo il bacio andai ad aiutare. Una volta finito, andammo a letto.
La mattina seguente, scendemmo tutti a fare colazione, ancora in pigiama. Pensai che senza dubbio quello era il miglior buongiorno della mia vita, perchè Peter mi aveva dato il buongiorno a modo suo, abbracciandomi da dietro e dandomi un dolce bacio sul collo. Se ogni mattina era così, non me ne sarei mai andata.
La mattina procedeva normalmente, ci eravamo vestiti e Edmund mi stava insegnando ad usare la spada, dato che Peter era occupato. Me la cavavo piuttosto bene, dato che riuscivo a parare la maggior parte dei colpi di Edmund. La mia spada era molto bella, non molto lunga e nemmeno molto pesante. Riuscivo a tenerla sia con una mano che con l'altra, ma non volevo ancora armarmi anche di scudo, la spada mi bastava.
Per l'allenamento decisi di mettermi un paio di pantaloni, perchè i vestiti di Susan e Lucy erano troppo per me, e avrei rischiato di rovinarli. Così, mi misi un paio di pantaloni di Edmund e una vecchia camicia. Almeno così potevo muovermi senza stare attenta a dove mettere i piedi.
Proprio mentre stavo per battere Edmund, ecco che arrivò un castoro (era senza dubbio un castoro) che avvertì i sovrani che la Strega Bianca aveva attaccato. Per la prima volta da quando ero qui, vidi i volti dei sovrani farsi scuri.


~ Capitolo 2

Si ritirarono da soli con il castoro e il centauro che avevo visto il primo giorno, a parlare delle strategie di battaglia forse. Ovviamente a me non era concesso partecipare, ma qualunque cosa fosse successa, avrei partecipato anch'io. Mentre seduta su una roccia tra l'erba verde di Narnia, pensavo ad una impavida impresa, un vento dolce e leggero mi solleticava il viso. Poi, ecco una corrente di petali di rosa girarmi intorno, come se volesse chiamarmi. Mi persi a guardare i petali danzare, portati dal vento, mentre una figura prendeva forma sotto i miei occhi.
Rimasi a guardarla, senza muovermi, mentre una figura umana prendeva forma dai petali. Benvenuta a Narnia Ellion. disse. La sua voce era dolce come il miele, e mi sembrava persino che profumasse di rosa. Forse era un'allucinazione, ma non potevo fare a meno di continuare a guardarla. Il tuo compito è salvare Narnia, solo tu sai come fare. Contiamo tutti su di te piccola Ellion.
Tentai di chiedere spiegazioni sull'ultima frase, ma prima che aprissi bocca era già sparita. Al suo posto c'era un bracciale. Mi alzai e lo presi, osservandolo.
Su di esso vi erano incise delle parole, a me sconosciute, ma probabilmente erano lingue antiche usate a Narnia. Decisi di mettermi il bracciale, e non'appena lo misi, una luce dorata mi innondò. Non vidi niente per un pò, ma quando riaprì gli occhi capì il mio compito e la funzione del bracciale. Mi guardai il palmo della mano, che sentivo bruciare e formicolare. Era apparsa una stella dorata, che mi illuminava il palmo. Non saprei dire bene il perchè, ma decisi di nasconderla. Appena in tempo, dato che Peter e gli altri uscirono dalla tenda.
Dai loro sguardi preoccupati, capì che avevano parlato di qualcosa di grosso, ma poi i loro sguardi si posarono su di me.

~ Capitolo 3

Immediatamente il centauro che sembrava dolce e gentile, si avvicinò a me, alzandomi di peso e scrollandomi.
Che hai nella mano? Ringhiò. Tentai di liberarmi, e finalmente ci riuscì, cadendo a terra. Non sono affari tuoi cavallo. Risposi. La rabbia stava cominciando ad impossessarsi di me, e se non avesse smesso di tartassarmi probabilmente avrei ricorso al bracciale.
Pensai che il centauro si fosse arreso e avesse deciso di lasciarmi in pace, ma invece si inchinò, si inchinarono tutti, compresi i re e le regine.
Non capì nulla di quello che fecero o del perchè lo fecero, fino a quando non mi accorsi che la mia mano pulsava e la stella brillava di luce propria.. O della mia luce? Decisi di pensarci dopo e mi alzai in piedi. Avete dunque capito il mio compito. Esclamai, prima di sparire tra gli alberi della foresta.
Che il bracciale mi avesse anche donato forza e agilità paragonabile a quella degli elfi? Non mi ero mai accorta di essere così agile.
Dannazzione alla donna di fiori, non mi aveva detto niente sul bracciale, solo che quando sarà il momento saprò che cosa fare; però non aveva parlato di effetti collaterali.
Sorrisi, e mi sedetti su un albero, non lontano da dove stavano Peter e gli altri. Non ero ancora pronta ad abbandonarlo del tutto, non ora almeno. Mentre mi rigiravo la vecchia camicia, pensai che sarebbe stato meglio andare a vestirmi con qualcosa di più decente, quando vidi Peter avvicinarsi al mio albero.
Impossibile che mi avesse visto da laggiù, ero praticamente celata tra le foglie degli alberi. Lo guardai camminare nella mia direzione, sembrava.. Abbattuto, si abbattutto mi sembrava la parola adatta.
Non appena fu sotto di me, decisi di salutarlo. Ti va di venire quassù? Chiesi sorridendo. Lui guardò in su, incerto tra l'attacco e lo spavento, poi sorrise e salì agilmente sull'albero. Eccoti qui. Disse abbracciandomi. Eccomi qui ripetei a mia volta. D'instinto, mi appoggiai al suo petto, non badando al segno sulla mano, o ad altro, solo io e lui.
Come stai? chiesi in un sussurro. Sentì che si irriggidiva, e rimasi ferma. Perchè non me l'hai detto? La sua voce rimase ferma, fredda e dura. Mi alzai e lo guardai negli occhi. E' successo prima mentre voi stavate parlando. Gli posai la mano sulla gamba destra, in modo che si vedesse la stellina. Non ho fatto niente per avere questo. Dissi indicando sia la stellina che il bracciale. Ha fatto tutto da solo. Ok, poteva sembrare una scusa banalissima, ma era la pura verità.
Scusami mi disse in un soffio, per poi prendermi il viso tra le mani e baciarmi dolcemente. Quanto mi era mancato in quelle poche ore che eravamo stati divisi? Troppo, decisamente troppo. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, senza badare a quanto mi era mancato o a quello che era successo. Nella mia testa c'era solo lui: Peter.

~ Capitolo 4

Mi svegliai la mattina dopo, con un gran mal di testa e una nausea pazzesca. Ovviamente Susan e Lucy mi presero in giro, dichiarando che ero incinta e che io e Peter ci eravamo dati da fare.
L’unico che sembrò preoccuparsi seriamente a colazione fu Edmund. Peter non c’era perché doveva sbrigare chissà quali trattative e tenere chissà quanti incontri.
Edmund mi fece tornare a letto, chiamando il dottore di palazzo, che dopo avermi visitato, misurato e pesato, decretò che avevo l’influenza.
Te pareva.. Un’imminente battaglia in corso e io a letto con l’influenza.. Gran bella battaglia, quella contro i germi del raffreddore.
Sbuffai, e mi tirai le coperte fino al naso, mentre quel dannato simbolo continuava a formicolare. Mi svegliai poco dopo, e ringraziai le mille pasticche del dottore, che mi avevano fatto tornare in forze e fatto passare la nausea. Una volta in piedi, scesi di sotto, dove mi aspettava un delizioso pranzetto.
Non appena mi vide per le scale Peter mi corse incontro, prendendomi in braccio “per non farmi affaticare”. Mi sembrava una vecchia nonnina premurosa che preparava i biscotti e che non ti lasciava solo nemmeno un momento: dovevo chiedergli se sapeva fare i biscotti.
Mi sedetti a tavola, continuando a tranquillizzarlo sulla mia salute per tutto il pasto, mentre mi teneva la mano o mi poggiava una mano sulla fronte per vedere se ero troppo calda o troppo fredda. Visto che la cosa cominciava ad innervosirmi, salii in camera mia, mi misi uno dei tanti vestiti e scesi di sotto.
Passando dalla stanza delle armi, seconda uscita per accedere ai giardini, passai davanti alla mia spada, quella che avevo usato negli allenamenti con Edmund. Raccolsi anche i calzoni, prendendo la spada ma lasciandola nell’apposito fodero, e mi avviai alla ricerca di Edmund per finire il nostro allenamento, sperando che non arrivasse chissà che altro animale.

~ Capitolo 5

Una volta finito il nostro allenamento, ci avviammo a palazzo, per la nostra meritata cena. Ero affamata, e l’allenamento con Edmund aveva dato i suoi frutti: ebbene sì, niente strani animali che dichiarano strane guerre chissà dove. Per tutta la cena Peter non mi staccò gli occhi di dosso, sembrava volesse mangiarmi. Sorrisi, e gli feci l’occhiolino: avrei voluto sedere vicino a lui, ma sembravamo lontani chilometri con quella tavola.
Una volta finita la cena, mi precipitai tra le sue braccia, e lui mi accolse dolcemente a sé, come se cullasse una piccola bambina. Allora, ti sono mancata? gli chiesi con un gran sorriso. Per tutta la risposta sorrise anche lui, baciandomi dolcemente.
Visto che non riuscivamo a staccarci, optammo per dormire insieme, così mi portò in braccio fino alla sua camera, che divideva con Edmund, il quale dormiva beatamente. Ci spogliammo e ci infilammo a letto, cullati dal buio e illuminati dalla luce della luna.
Il risveglio di quel giorno fu ancora meglio, perché mi ritrovai tra le braccia di Peter, che mi diede un bacio tra i capelli, sussurrandomi il buongiorno a modo suo. Pensai che non ero mai stata tanto felice, e scendemmo le scale mano nella mano, decisi a non staccarci più. Per quella mattina la colazione subì un’eccezione, infatti mangiai vicino a Peter: ormai era quasi impossibile dividerci.
Quella mattina decisi di non allenarmi con Edmund, perché ci dovevamo preparare alla battaglia. I sovrani mi condussero nella sala dedicata alle armi, indicandomi la mia armatura. Ora capivo tutto: la notte insieme era una specie di saluto, ecco perché eravamo così attaccati.. Lo stare insieme era un saluto per quando non avremmo potuto farlo. Annui, in silenzio e ringraziai per la mia armatura: tra poco sarebbe cominciata la battaglia.

~ Capitolo 6

Peter fu molto chiaro, anche troppo: non dovevo scendere in battaglia. Dovevo rimanere con gli altri insieme agli arcieri, e non avvicinarmi al campo di battaglia. Ovviamente feci di testa mia: dovevo ascoltare il re si, ma non avevo intenzione di rimanere in disparte in una battaglia tanto imminente. Mi infilai la mia armatura, raccogliendo i capelli sotto l’elmo. Sembravo un uomo, e nessuno mi avrebbe riconosciuto, almeno fino a quando non avesse incontrato i miei occhi celesti.. Ma quella era un’altra storia. Scesi a prendere il mio cavallo, ben attenta a non parlare per evitare di farmi scoprire. Mi avvicinai a Peter e a Edmund, senza guardarli negli occhi, limitandomi ad annuire. La battaglia cominciò, e noi ci lanciammo all’attacco: tutto sembrava andare per il meglio, avevo solo la fronte calda, e sentivo qualcosa scendermi dal viso, ma era tutto a posto, fino a quando non vidi Peter. Stava combattendo contro la famosa Strega Bianca, e sembrava in difficoltà. Tolsi di mezzo il bestione che avevo davanti, parando un colpo a un nano che voleva colpire Edmund e accorsi da Peter: era a terra. La rabbia cominciò a salirmi, fino a quando la Strega non si avvicinò a toccare Peter, sparendo. Fortunatamente però ero riuscita ad attaccarmi a Peter appena in tempo, venendo catapultata via anch’io. L’ultima cosa che ricordai era il corpo di Peter: dolorante ed immobile. Non poteva essere morto.. In un momento di estrema follia, mi ritrovai a gridare. Un ultimo grido, disperato prima di lasciarmi andare, per ricordare a lui di non lasciarmi, e di continuare a combattere, per rimanere con me, per sempre.
Peter ti amo!
Poi, con una botta in testa, mi ritrovai senza sensi.

~ Capitolo 7

Quando mi svegliai, non riuscì a capire quanto tempo ero rimasta priva di conoscenza, ma poi, il pensiero mi balenò nella mente: Peter.
Mi guardai: ero appesa come un salame con potenti manette a mani e piedi.. Almeno non ero imbavagliata. E nonostante tutto, sorrisi. Ripensai alla fata dei petali, colei che mi aveva donato il bracciale. Pensa Ellion, pensa.. Mi ripetei mentalmente. Che avrebbe fatto Peter al posto mio? Beh, probabilmente avrebbe fatto come ordinato, senza disobbedire agli ordini. Ma io ero io, e ormai mi ero cacciata in questo pasticcio: l’unica cosa da fare era tirarmene fuori.
Ok, forse pensare a quello che avrebbe fatto Peter al mio posto non era la soluzione. Pensai a quello che avevo: un’armatura, un elmo, un paio di stivali, un.. Ma certo, il bracciale!
Servirà pur a qualcosa.. Mi chiesi mentalmente. Poi, radunai le forze, chiedendo alla fata delle foglie di aiutarmi. Fui inondata di nuovo dalla luce dorata, non vidi niente questa volta, avevo perso il contatto con i sensi e probabilmente con la mente. A poco a poco la luce dorata si affievolì: ero libera, e sapevo che cosa dovevo fare. Mi alzai in piedi, raccogliendo la mia spada e sistemandomi l’elmo. Quando mi avvicinai alla porta della mia cella notai che era aperta: grave errore lasciare la porta aperta ad una strega, pensai sogghignando.
Una volta uscita, mi sbarazzai delle guardie, liberai i prigionieri innocenti e mi avviai su per le scale a chiocciola. La rabbia ribolliva in me: se quella brutta Strega aveva torto anche solo un capello a Peter l’avrebbe pagata molto cara. Sorrisi: va bene, forse mi ero lasciata trasportare un po’ dall’impresa, ma dopotutto dovevo liberare Peter. Si era ripreso? Stava bene? Lo avrei scoperto molto presto.

~ Capitolo 8

Dopo aver percorso gli ultimi scalini, la scena che mi trovai davanti fu agghiacciante: la Strega Bianca seduta su un grande trono, ornato e lavorato, indossava un vestito grande e bello, il tutto rigorosamente bianco. Poi, vidi quello che mi fece perdere qualche battito del cuore: Peter, legato e imbavagliato in una grande gabbia di ferro. Dapprima, spaventata lo guardai: aveva una riga di sangue che colava dalla fronte, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta. Che quella brutta strega lo avesse anche drogato? Ringhiai e mi avvicinai a lei.
Non appena mi notò mi piombarono addosso tutte le sue guardie. Mi sbarazzai di loro senza problemi, assetata del suo sangue. Dalla rabbia vedevo persino le guardie appannate, ma non’appena fui davanti a lei, tornò tutto lucido.
A noi due strega! Le urlai contro. Lei sorrise, indicando la gabbia di Peter. Uh.. Mi dispiace per il tuo fidanzato disse, fingendo un broncio.
La rabbia e la sopportazione dei suo egoismo e della sua cattiveria erano arrivate al limite. Sentivo la rabbia ribollirmi in corpo, e con un’ultima occhiata a Peter ecco che la luce dorata del mio bracciale ci inondò, lasciandoci senza vista per un po’, trasformandoci.

~ Capitolo 9

Mentre il mio corpo mutava, la mia mente rimaneva lucida, impedendo alla rabbia di accecarmi.
Le mie mani e le mie gambe si allungavano, il mio viso prendeva un profilo delicato e forte allo stesso tempo; al posto delle unghie ora c’erano lunghi artigli. I canini si allungarono, pronti a divorare la preda. Le zambe, forti ed agili, sembravano aderire perfettamente al terreno.
Io ero la Pantera, e la Pantera era me. Eravamo un unico essere. Il mio manto, il nostro manto era nero come la notte, gli occhi gialli scrutavano nel giorno e nella notte, gli artigli si poggiavano perfettamente al terreno. Infine, ecco il nostro grido, un grido di battaglia, il mio grido di battaglia.
Aprì la bocca e lasciai uscire un potente ruggito, mentre lentamente la luce dorata lasciava spazio al castello. Vidi la strega: anche lei si era trasformata. La testa si era allungata e allargata, il corpo era diventato ancora più sottile, ma pur sempre robusto. Era squamata, con grandi squame bianche. Ed eccole qui: La Pantera ed il Serpente in uno scontro mortale.
I due animali teutonici l’uno contro l’altro. Non ci pensai due volte e mi scagliai contro il rettile, decisa a farla finita per una buona volta.


~ Capitolo 10

In un attimo ero contro il serpente, serrando i denti per spezzarlo, per romperlo e per togliergli la vita. Ma il serpente si spostò appena in tempo, impedendomi di ucciderlo.
Ricordai che l’unico modo per uccidere un serpente è la testa: qualsiasi altra parte fa male, ma non uccide mai il serpente. Mi alzai e mi rigettai contro di lui, ma anche questa volta schivò il colpo, dandomi anche una frustata con la coda. Ringhiai, e pensai a una tattica più efficace, mentre questa volta fu il serpente che veniva incontro a me.
Non riuscì a capire bene che cosa accadde, ma mi ritrovai contro il muro, rannicchiata e dolorante. Senza dubbio aveva usato anche la magia, mi sembrava impossibile che un serpente così sarebbe stato in grado di farlo. Mi alzai in piedi, scrollando la testa e correndo di nuovo contro di lei. Anche questa volta mi scaraventò contro il muro, ma non fui rapida come la prima volta a riprendermi. Il serpente si avvicinò, circondandomi con la coda in una potente morsa. Dapprima, pensai di potermi liberare, ma ogni secondo la morsa diventava più stretta, lasciandomi senza fiato.
Chiusi gli occhi, cercando un’ultima, disperata possibilità di vivere, mentre la coda del serpente mi stritolava. Sentivo già qualche osso rotto, ma la mia ultima possibilità era la coda.
Mentre aprivo gli occhi, vidi il grande lampadario della sala: se solo fossi riuscita a colpirlo.. E, mentre stavo per morire stritolata, la mia coda tastò quello che sembrava essere una spada. Provai ad alzarla: non male, ma avevo solo un colpo per farlo. Chiusi gli occhi, raccogliendo le ultime forze che alleggiavano nel mio corpo, ringhiai e tirai la spada contro il lampadario. Successe tutto in un attimo: per mia fortuna avevo centrato il lampadario, che oscillò e ci cadde addosso, colpendo in pieno la strega, e anche me. L’ultima cosa che pensai fu che dovevano presto a salvare Peter.

~ Capitolo 11

Ero forse morta? Sentivo uno strano Beep Beep nella testa: si, forse ero proprio morta. Provai a vedere se sentivo ancora tutte le parti del mio corpo. Dunque.. La testa c’era, l’udito anche perché continuavo a sentire quell’assordante Beep. Provai a muovere gambe e braccia e sembrava rispondessero bene, anche se il braccio destro sembrava alquanto pesante. Ad ogni modo ci avrei pensato dopo, adesso dovevo almeno vedere se ci vedevo. Strizzai gli occhi, che non si erano ancora abituati alla luce del sole, e cominciai a guardarmi intorno. Macchine di ogni genere, tubicini e medicinali erano sparsi per una stanza, completamente bianca. Sentii qualcosa che mi schiacciava una mano, e abbassai lo sguardo per vedere che cos’era, e scoprirlo mi riempì di gioia. Peter, seduto su una sedia, aveva la testa sul mio letto, e aveva la mia mano intrecciata alla sua. Alzai la mano per accarezzargli una guancia. Possibile che le mani fossero tanto pesanti? Si svegliò anche lui, perplesso quanto me. E appena mi vide e realizzò che ero sveglia, mi accolse con un gran sorriso e con un dolce bacio. Uhi.. Piano piano Dissi dolorante. Mi era forse passato addosso un camion? Decisi di chiederlo. Ma che è successo? Gli chiesi, ma lui per tutta risposta andò a chiamare i medici.

Dopo che il fauno-medico mi visitò, e che assicurò per la trentesima volta a Peter che stavo bene, e che potevo tornare a casa, finalmente dal suo viso se ne andò il velo di preoccupazione che alleggiava nei suoi occhi, tuttavia non riusciva a smettere di guardare il mio braccio ingessato. A me non dava fastidio, la cosa che mi dava fastidio era la benda sulla testa, ma me l’avevano tolta fortunatamente. Peter mi raccontò che era stata Lucy a salvarmi, grazie alle sue gocce magiche, ma che siccome non ero tornata in forze mi avevano portato in ospedale per curare le ultime ferite, tra cui il braccio rotto. Non capì però il bisogno di tutte quelle macchine, ma vedendo come guardava il gesso del mio braccio, capì che era stato lui a chiedere di installare tutte quelle macchine per tenermi sotto controllo. Una volta fuori dall’ospedale, ci avviammo a castello, dove per prima cosa decisi che sarei andata a ringraziare Lucy per avermi donato una goccia della sua preziosa acqua guaritrice.

~ Capitolo 12

Una volta tornata al castello, e dopo aver ringraziato Lucy, mi informarono che quella stessa sera ci sarebbe stato un altro ballo per festeggiare la sconfitta della Strega Bianca, e il mio ritorno a casa. Possibile che già mi festeggiassero? Sorrisi, guardando Susan e Lucy. Allora, visto che avrò tutti gli occhi puntati su di me, mi servirà un vestito favoloso! Scoppiammo a ridere, e ci mettemmo a frugare nei loro armadi, nei cassetti e persino nei bauli, fino a trovare il vestito adatto. Era un vestito blu, con il fondo a fru fru e le maniche a puff. Questo mi stava ancora meglio di quello bianco. Lasciai i capelli sciolti, in modo che mi ricadessero dolcemente sulle spalle, ed aiutai anche Susan e Lucy a prepararsi. Erano veramente meravigliose, entrambe, e quella sera sembravano delle vere regine. Mi guardai un’ultima volta allo specchio: ero meravigliosa, se non fosse stato per il gesso che mi copriva il braccio dal polso al gomito. Per quella sera potevo anche sacrificarmi, così scesi di sotto.
Sfortunatamente però, non si ripeté la scena della prima volta che avevo sceso quelle scale, ma fu molto meglio. Peter mi accolse con un inchino, accompagnandomi da coloro che mi volevano ringraziare e conoscere, e tutti dicevano “ho sentito molto parlare di te”. Ma chi aveva parlato loro di me? Sorrisi, decidendo che mi sarei tormentata con le mie domande strampalate più tardi, mentre adesso mi sarei solo goduta la serata con Peter. Anche questa volta mi portò a ballare: volteggiavamo leggeri, come se camminassimo a mezz’aria e le mie giravolte fossero sospese. Probabilmente avrei potuto ballare con lui tutta la vita, se fosse stata una scelta mia. Anche quella sera, ci avviammo al nostro gazebo, parlando del più e del meno. Sei stata tu a salvare me Mi disse in un soffio, quando io prima l’avevo ringraziato per avermi tolto da sotto al lampadario.
Ora, riuscivo a ricordare tutto, fino alla caduta del lampadario. Ecco perché quel pomeriggio mi era sembrato di essere passata sotto un camion: prima la stretta mortale, e poi il lampadario. Sorrisi, dato che Peter sembrava essere in cerca di baci e di dolcezze.
Quella notte non fu un addio, ma bensì un bentornato.

~ Capitolo 13

Il giorno seguente, mi svegliai di nuovo tra le braccia di Peter, e andammo a fare colazione insieme. La colazione fu abbondante come ogni mattina, e notai che anche Caspian si era fermato per la notte: probabilmente aveva dormito con Susan. Sorrisi, tenendo la mano di Peter sotto il tavolo.
Dopo colazione, andammo a vestirci, e una volta tornati di sotto Peter mi disse che doveva andare da un orafo per una cosa molto importante. Mi salutò con più baci del solito, e io lo lasciai andare, anche se a malincuore. Visto che non erano previste imminenti battaglie, decidemmo di giocare a baseball.
Eravamo in 5: Io, Caspian, Susan, Edmund e Lucy. La partita cominciò, io ero ricevitore, e riuscimmo anche a vincere. Una volta finita la partita, dopo aver vinto e aver rotto una finestra del palazzo (palla troppo lunga), andammo a rinfrescarci. Una volta finita la doccia, scesi le scale, per vedere se Peter era tornato. Fortunatamente per me era tornato, e mi precipitai tra le sue braccia.” Stasera devi essere bellissima, ancora più del solito perché ho intenzione di chiederti una cosa.” Nonostante insistetti fino in cima alle scale che portavano alla stanza mia, di Susan e di Lucy, Peter sembrava avere la bocca chiusa con i chiodi, e non volle dirmi niente.
Così, entrai in camera sbuffando, e vedendo le facce perplesse di Susan e Lucy, spiegai l’oro l’essenziale "Devo essere bellissima”. Non mi dettero nemmeno il tempo di aprire nuovamente la bocca che si misero al lavoro: una ai capelli ed una al trucco. Non mi lasciarono guardare fino a quando non ebbero finito. Mi diedero anche un vestito da indossare, il tutto ovviamente senza potermi guardare ad uno specchio. Mentre mi prepararono, sospettai che loro sapevano che cosa voleva chiedermi Peter, ma anche loro, come lui avevano la bocca chiodata.
Una volta finito, mi lasciarono guardare allo specchio, soddisfatte del loro lavoro. Guardai a bocca aperta la ragazza che si rifletteva nello specchio, senza quasi rendermi conto che ero io. Ero.. Beh, ero splendida. Il vestito bianco metteva in risalto la mia abbronzatura, era corto al punto giusto, partiva stretto dal collo e si allargava all’altezza della vita. Aveva una scollatura a V e le spalline delicate; al collo portavo una collana meravigliosa, che mi aveva prestato Susan per l’occasione. I miei capelli castani erano ondulati, e si poggiavano delicatamente sulle spalle, raccolti solo da delle mollettine cosparse di fiori, anche loro bianchi. Il viso era quello che risaltava di più. Susan infatti, aveva fatto in modo che risaltassero gli occhi, azzurri come il mare, e sulle labbra un filo di lucidalabbra. Ammirai un’ultima volta il loro lavoro, “Sono.. Meravigliosa!” dissi senza fiato, e mi avviai per la solita scalinata.


~ Capitolo 14

Appena arrivata nel pianerottolo dopo delle scale, o prima dal mio punto di vista, venni investita da una miriade di sguardi, tutti che guardavano me e solo me. Sotto il trucco arrossii, ma non vide nessuno dato che ero troppo lontana. In mezzo a quella miriade di sguardi ne cercavo uno e uno soltanto: quello di Peter.
Appena lo vedi ebbi la tentazione di correre giù per la scalinata e andare tra le sue braccia, quelle braccia che mi erano tanto mancate, ma cercai di trattenermi, insomma, avevo gli occhi di tutti addosso! Scesi piano le scale.. Piano, un piede alla volta Ellion, destro.. Sinistro.. Ok, sei in fondo. Mi ripetei mentalmente. Se fosse stato per me sarei stata già tra le braccia di Peter da un bel pezzo, ma non era male nemmeno quello che mi aspettava in fondo alla scalinata: Peter che mi porgeva la mano per gli ultimi gradini. Dio se era splendido.. Era sempre stato così splendidamente splendido? Non ricordai, ma pensai di no. Indossava uno smoking, provvisto di camicia bianca, giacca e pantaloni neri con tanto di fiore nel taschino della giacca: decisamente niente di meglio.
Sorrisi ai presenti al ballo, che non smettevano di guardarmi, così li ringraziai, ricevendo altrettanti complimenti come “sei bellissima, veramente una favola” o “com’è fortunato Peter” e lui a sua volta rispondeva che si, era proprio fortunato.
Una volta che partì la musica cominciammo a danzare, scivolavamo leggeri sulla pista da ballo, fino a quando Peter non fece cenno di fermare la musica e si inginocchiò davanti a me.

~ Capitolo 15

Dapprima, non capì perché fermò la musica, ma quando si inginocchiò nella mia mente si fece strada un pensierino, un sogno che si stava per realizzare forse? Avrei presto ricevuto la mia risposta.
Peter, una volta inginocchiato, mi prese la mano, baciandone il dorso, per poi cominciare un bellissimo discorso. Ellion West, sei arrivata a Narnia come una furia, mi hai stravolto la vita, hai stravolto la mia mente e il mio cuore. Questa è una decisione pensata e del tutto voluta. Quando sei stata male in quell’ospedale…<i><b> Fece una pausa, e nei suoi occhi si vide di nuovo l’ombra di dolore che avevo visto quello stesso giorno dell’ospedale. Sospirò. <i><b>Mi sembrava di morire.. Sei la mia dipendenza.. Non una droga ma una dipendenza, perché mi fai stare bene. Sei così bella, così dolce, così premurosa e allo stesso tempo così forte.. Sei meravigliosa Ellion, ed è questo che mi ha folgorato dalla prima volta che ti ho visto.. <i><b> Fece un’altra pausa, mente io avevo il cuore che batteva come un matto. Mise una mano in tasca, estraendone una scatolina rossa ricamata e rifinita. <i><b>Ti amo Ellion, ti amo con tutto il cuore.. E’ per questo che ti voglio chiedere.. <i><b> Ormai non riuscivo nemmeno a contare i battiti del mio cuore. <i><b>Vuoi diventare la mia fidanzata, e in futuro mia moglie? Rimasi seria, anche se ogni parte del mio corpo aveva voglia di sorridere. Lo feci alzare in piedi, lo guardai negli occhi. Si Peter, lo voglio. Lo voglio con tutto il cuore. E mi gettai felice tra le sue braccia, mentre lui mi metteva l’anello. Potevo essere più felice? Direi di no.

~ La storia continua con il secondo libro della saga di Ellion ~

~ Ellion dei due mondi:
Il ritorno

 
Top
*~Pretty Cure Fan~*
view post Posted on 28/8/2010, 19:07




CITAZIONE
Non è un granché lo so ma diciamo che l'ho messa per riempire il forum XD

ma che dici io ho iniziato a leggerla un pochino ed è stupenda...poi me la leggo tutta e faccio una recensione come si deve XD
 
Top
~ Sele
view post Posted on 28/8/2010, 19:21




Uuuh *-*
Non vedo l'ora di leggere la recensione allora *-*
 
Top
*~Pretty Cure Fan~*
view post Posted on 28/8/2010, 19:28




ok XD
 
Top
3 replies since 28/8/2010, 17:36   21 views
  Share